SALVATORE QUASIMODO - madrigale
– Nando Gazzolo
Il girasole piega a
occidente
e già precipita il
giorno nel suo
occhio in rovina e
l'aria dell'estate
s'addensa e già curva
le foglie e il fumo
dei cantieri.
S'allontana con scorrere
secco di nubi e
stridere di fulmini
quest'ultimo gioco del
cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci
ferma il mutarsi
degli alberi stretti
dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è
sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che
se ne va
con il filo del suo
raggio affettuoso.
Non ho più ricordi, non
voglio ricordare;
la memoria risale dalla
morte,
la vita è senza fine.
Ogni giorno
è nostro. Uno si
fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci
sembri tardi.
Qui sull'argine del
canale, i piedi
in altalena, come di
fanciulli,
guardiamo l'acqua, i
primi rami dentro
il suo colore verde che
s'oscura.
E l'uomo che in
silenzio s'avvicina
non nasconde un
coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.